Mercato Medievale

…la campana della badia benedettina che sovrastava il borgo di Bienno, battè l’ora prima.
“UDITE, UDITE, la fera ha da incominciar!” annunciò con voce potente il messo, dall’alta pietra nei pressi della casa comunale.
La posizione strategica del borgo, ai piedi di Croce Domini, e di là, la Valle Trompia e la Valle del Caffaro con Bagolino, richiamava sempre numerose genti. Fiera opulente era quella di Bienno, una delle più importanti della Valle, ove l’affare era cosa ordinaria.
Tutto era fermento! Chi trasportava freneticamente mercanzie d’ogni genere… Chi urlava con accento un po’ germanico, nel vernacolo locale, per richiamare compratori! Vasai, sarti, ramaiuoli, spezieri, liutai, scalpellini, incisori, sellai e tessitori, tutti artigiani abilissimi, allestivano i banchi, mentre pei vicoli donne inquietanti invitavan a leggere i cristalli.
Risuonava il borgo di vita, di voci, di rumori, di versi anche di animali che vi si aggiravano indisturbati.
Sui cavalletti tessuti srotolati di lane magnifiche per qualità e dappertutto manufatti di pregevole fattura: Bienno esibiva la lavorazione del ferro con mirabili lucerne, armi di gran fattura e arnesi per lavorare nei campi, padelle e secchi, da fuoco e da campagna.
Tutto era colore! In fondo alla piazza uova, verdure, castagne e carne secca di pecora appena giunti dalla campagna. E poi otri pieni di vino, pronti all’uso; grandi forme di formaggio che facevano pregna l’aria di profumi di malga.. Un miscuglio di odori, spesso forti, olezzava ovunque. Dolce fragranza di pane cotto; odore intenso di carne esposta a lungo davanti alla bottega del beccaio; acre effluvio di corpi madidi e mai lavati e un invitante aroma di vinum rubrum et aromatibus, carnes porcinae, fasoli cum zevole, panem untum… tirava dalle buie taverne!
Oggi come allora…
Bienno così viveva le giornate di fiera nel Medioevo, Bienno così appare oggi durante la Mostra Mercato.
Le campane che scandiscono le ore, il maglio che batte e borbotta, l’acqua che racconta correndo nel vaso Re. Allegri cicalecci s’intrecciano tra venditori e foresti ed in sottofondo aleggia il vocìo confuso dei curiosi. Strumenti suonati ad arte pulsano dando ritmo ai passi, voci soprane s’innalzano nel vespro serale.
Arie rinascimentali danno il passo a dame e cavalieri: è un suono che piace questa sinfonia senza autore! Colorate rappresentazioni animano e coinvolgono il pubblico.
Manufatti di pregevole fattura dai colori della terra, dell’acqua e del fuoco richiamano la morbidezza e l’umido dell’argilla. Calli che segnano le mani dei fabbri al lavoro, la forza chiusa nella pietra, la purezza della lana attirano l’appassionato e il curioso.
Fumo nebuloso esce dai forni accesi delle fucine: ci regala caligine che gratta la gola e odore intenso di corpi in tensione e grondanti sudore. Un profumo invitante di grasso che sfrigola sulle piastre accese, il saporito formaggio caprino, accompagnato dall’intenso bouquet dei rossi locali, segnano la mezza e il calar del sole: ore in cui la pancia chiama. Sofisticate spezie orientali completano la scia di profumi.
Tutti si lasciano coinvolgere nelle spire avvolgenti della festa!